martedì 26 dicembre 2017

5 ERRORI COMUNI DI SCRITTURA TEATRALE

Mi capita molto spesso, per via del mio lavoro, di leggere proposte teatrali dalle più svariate provenienze.
Quando si tratta autori esperti, di professionisti, si vede subito perché l'impianto di solito funziona in tutte le sue parti: struttura, trama, dinamiche, ritmi, linguaggio e così via. Poi si può trovare più o meno convincente la storia, l'idea: ma la scrittura il più delle volte funziona.
 

Nelle proposte di autori non esperti, invece, che si cimentano per le prime volte o che lo fanno con un approccio un po' improvvisato, il meccanismo generale presenta spesso diversi intoppi. E con una certa frequenza si trovano degli errori ricorrenti. Ve ne racconto cinque.

1. Il linguaggio inadatto. Il copione è fatto di dialoghi, e i dialoghi non sono fatti per essere letti, ma per essere detti, parlati. Non può essere la lingua letteraria. Non può essere l'italiano scolastico (a meno che il personaggio non abbia questa specifica particolarità). Far parlare il personaggio senza pensare a come parlerebbe realmente, se esistesse, rende un testo teatrale non credibile. Si parla in maniera ottocentesca se lo spettacolo è ambientato nell'ottocento. Altrimenti no.

2. La mancanza di sviluppo di una storia. Magari si parte da un'idea interessante, ma dato che non è facile trovare la svolta per arrivare al finale, ci si arriva senza la giusta idea, spesso senza idea. In modo forzato. Superficiale, veloce. Un falso finale. E quindi non convincente.

3. Non considerare le azioni. Il teatro non è solo parola, dialoghi. È qualcosa che succede. Accadono cose, ci si muove, ci sono appunto le azioni. E vanno considerate anche in fase di scrittura.
 

4. Uno stile didascalico (cioè da maestrina, quando si vuole insegnare qualcosa e questo è palese), insieme alla presenza di tirate moralistiche, retoriche. Questo succede spessissimo nei testi per bambini o di altri lavori a indirizzo educativo.

5. La fastidiosa esplicitazione di quello che lo spettacolo vuole dire. Se – come elemento necessario, non per ribadire un concetto già chiaro – si sente l'esigenza di mettere in bocca ai personaggi la spiegazione di quella storia, il significato, il messaggio... vuol dire che quella storia non è scritta bene. 



N.B. Quando rileggo i miei testi, specie quelli di tanti tanti anni fa, specie quelli commissionati (dove mi veniva richiesto di scrivere qualcosa che io non avrei mai scritto), trovo sempre qualcosa che non va. E su tutti i miei copioni e racconti, anche quelli recenti, rileggendoli dopo un po' di tempo, penso: mannaggia, qui potevo scrivere così invece di cosà... Insomma, ci sono sempre ulteriori margini di miglioramento.



mercoledì 13 dicembre 2017

5 DRITTE PER LA SCRITTURA TEATRALE


Ci sono dei piccoli espedienti che possono aiutare a ottenere migliori risultati nella scrittura teatrale, nella stesura quindi di copioni (e non solo quelli per bambini).

Ecco 5 dritte secondo me molto utili:
 

1. Partire da una trama, da un intreccio già definito. Quindi stilare prima una scaletta. Non cominciare senza sapere dove andare a parare.

2. Dopo aver finito di scrivere il copione, rileggerlo a voce alta. Questo permetterà di verificare la fluidità delle parole, delle frasi, il ritmo, l'articolazione, il suono delle parole, tenendo sempre presente che si tratta di un testo che va detto, parlato e non soltanto letto.

3. Rileggere il tutto dopo aver fatto passare qualche giorno, se possibile. Mentre ci stiamo lavorando non è facile accorgersi di sviste, di piccole o grandi incongruenze. A mente fredda, una volta liberi dal groviglio dei pensieri della scrittura, si è più lucidi.

4. Rileggere di seguito tutte le battute di ogni personaggio. Per esempio, se abbiamo il principe Arturo, rileggere solamente tutte le battute di Arturo dall'inizio alla fine. Questo per verificare la coerenza di ogni personaggio.

5. Far leggere il testo a una persona di fiducia, possibilmente di più esperta di noi in materia. Quando si è al di fuori e non coinvolti direttamente in una storia, ci si accorge di più dettagli e di cose che noi probabilmente non vediamo. 



martedì 28 novembre 2017

COSTUMI CREATIVI FAI-DA-TE



Parliamo di teatro realizzato soprattutto nella scuola, di spettacoli dunque con bambini e ragazzi.

Premetto che non ce l'ho con i costumi belli, anzi, li ammiro moltissimo.
Però mi capita molto spesso di vedere spettacoli in contesti non professionali (quindi, parlando di teatro, includo anche la scuola) con costumi sontuosi, perfetti, di sartoria. Roba costosa insomma. E magari contemporaneamente non c'è alcuna cura della messinscena, nel senso di lavoro con i ragazzi, sulla regia, sulle azioni, sulla recitazione. Oppure non c'è un minimo di impianto audio e non si sente niente. Oppure non ci sono le luci e non si vede niente. Eh, però certi costumi!

Che senso ha avere costumi megagalattici quasi cinematografici se lo spettacolo non è curato minimamente per tutto il resto? Puntare sull'apparenza piuttosto che sulla sostanza non paga, il risultato alla fine quello è. Giusto le foto vengono bene e fanno un figurone.
Io invece direi: investite prima su altro, sulle attrezzature tecniche, microfoni, casse, faretti, o su un aiuto di un operatore esperto, anche per qualche aggiustatina nelle ultime prove, se non avete molta esperienza di teatro. E per quanto riguarda i costumi, nello specifico, puntate sull'originalità, sulla creatività, sull'essenziale.
E possibilmente con poca spesa. Io suggerisco il fai-da-te creativo.
 

Che cosa devono avere i costumi rispetto allo spettacolo? Innanzitutto coerenza (cioè dovrebbero essere pensati tutti con lo stesso criterio. Già questo è un elemento positivo).
Ogni storia ha i suoi personaggi, ogni spettacolo ha le sue peculiarità e le soluzioni possono essere tante. Non c'è una ricetta valida per tutti: vi do giusto qualche input.
Io – che non sono costumista, ma che sono stata abituata a farmi sempre un po' tutto da sola – posso darvi al volo qualche piccolo esempio di come con poca spesa e con i più svariati materiali si possono realizzare costumi di grande effetto. E senza scomodare un esercito di sarte.
Se ci pensate bene, cos'è che vi viene in mente se pensate a Pinocchio? Il cappello, il naso, il colletto. Un gatto? Le orecchie, le vibrisse e la coda. Bastano.

Io ho sempre usato molto la base neutra (maglietta e leggins, per esempio neri) con pochi elementi che individuassero il personaggio.
Una volta, per un adattamento teatrale del gabbiano Jonathan Livingston, come costume per i gabbiani abbiamo adottato una tenuta semplicissima: canotta bianca, pantaloni bianchi, quelli larghi, morbidi e per le ali abbiamo tagliato dei calzettoni bianchi. E basta. Niente ali di stoffa o svolazzanti. Niente di realistico, solo EVOCATIVO. E muovendo le braccia tutti insieme l'effetto di questa braccia era veramente suggestivo. (Mi parte la rima anche quando non voglio).
 

Un elemento che io amo particolarmente è il copricapo. Punto sulla testa.
 

Tra i materiali da poter usare: carta crespata, scampoli di stoffa, vecchi vestiti da ritagliare, materiali di riciclo (rivestimenti dei mazzi di fiori, quella carta stoffa delle tovaglie usa e getta ecc.). Metteteli da parte quando vi capitano tra le mani.
Il problema semmai diventa (sì, lo so che chi tende ad accumulare)... lo spazio per conservare tutta questa roba. 



mercoledì 22 novembre 2017

PERCHÉ FARE TEATRO A SCUOLA?

Perché fare teatro con i bambini? Perché a scuola? 
Perché è un lavoro che porta molti vantaggi nel percorso di formazione globale. E interessa tantissimi ambiti della persona. 
Come:

• Sviluppo delle CAPACITÀ RICETTIVE: osservazione, concentrazione, comprensione.
• Sviluppo delle CAPACITÀ PSICOMOTORIE: coordinazione dei movimenti, ritmo.
• Sviluppo delle CAPACITÀ ESPRESSIVE attraverso molteplici linguaggi: la gestualità del corpo, la mimica facciale, la voce.

Inoltre, non ultimo, l’esperienza teatrale favorisce l’interazione con l’altro: è ottimale per la socializzazione, per imparare a stare insieme, a rispettare i tempi e gli spazi dell'altro.

Anche se ci si può improvvisare animatori con una certa buona volontà, una maggiore consapevolezza ed esperienza nell’uso di questo strumento, da parte degli insegnanti, può naturalmente potenziare i risultati sia sul fronte formativo sia su un’eventuale resa artistica, se si decide di allestire anche spettacoli.

Avere a disposizione operatori specializzati è la soluzione più ovvia e più facile. Ma non sempre si può (per questioni di budget, di scelte organizzative eccetera).

Gli stessi insegnanti possono fare corsi appositi di teatro per bambini per essere a loro volta operatori con una formazione specifica. 
Oppure gli insegnanti possono fare teatro in prima persona. Chi ha questa passione potrebbe iscriversi a qualche corso, qualche laboratorio, e fare esperienza a sua volta di questa disciplina, sperimentando se stesso come attore, mettendosi in gioco.

Inoltre: molto utile, importante e illuminante è andare a teatro. A vedere teatro di qualità.
Consiglio mio personale, sulla mia esperienza: più che il teatro tradizionale, le commedie col divano, o il classico classicone, andate a vedere il teatro di ricerca (mi rendo conto che non se ne vede molto, specie al di fuori di certi circuiti). Andate a vedere spettacoli alternativi, quello sperimentali. Sembrerà paradossale, ma dato che è quello che sperimenta diversi linguaggi, anche non convenzionali, e che utilizza pochi mezzi, è quello che inventa soluzioni sceniche di grande fantasia, sorprendenti e magari con poco.
E così vi verranno tante idee anche per i vostri piccoli allestimenti.

Senza mai dimenticare – io lo ricordo sempre – che per i bambini il teatro è un bellissimo e potenzialmente divertentissimo gioco. Volendo... anche per i grandi.





martedì 14 novembre 2017

PIÙ CORO PER TUTTI



Qual è lo strumento musicale più alla portata di tutti?
La voce!

E qual è il modo per avvicinare più persone possibile alla musica, il più facile e attivo? CANTARE IN CORO. A tutte le età, cominciando da piccoli... che è anche un modo per fare educazione musicale di massa. Questo lo diceva Zoltan Kodàly (io spesso lo cito, ma abbiate pazienza, ho una formazione kodalyana).

La voce è lo strumento più naturale che possediamo, e ci permette di vivere la musica in modo attivo, in modo creativo, e ci permette di sviluppare l'orecchio (cosa che invece spesso si trascura).
Kodàly diceva che non esistono bambini stonati: basta educare il loro orecchio.

Il canto già di per sé è un meraviglioso mezzo con cui singolarmente ci esprimiamo e cantare insieme agli altri porta tantissimi vantaggi.

Intanto aiuta il processo di adattamento e di socializzazione: in coro non ci sono voci che devono prevalere, si deve andare tutti allo stesso tempo, seguendo una stessa direzione e ognuno deve fare la sua parte bene affinché tutto l'insieme funzioni armoniosamente.

Nel coro si diventa amici: si passa insieme molto tempo facendo e condividendo cose belle.

Nel coro ci si arricchisce culturalmente, e non solo in senso musicale.

Si migliorano le proprie capacità tecniche (respirazione, emissione vocale).

Anche quando è un hobby, si passa il tempo in modo piacevole e costruttivo.
 
In quanto al repertorio, ovviamente si deve fare riferimento innanzitutto all'età. Dev'essere adatto e alla portata dei coristi. Per i bambini, specie partendo dai piccoli, vanno bene filastrocche, canti popolari, anche brani classici semplici. Non è vero che i bambini non amano la musica classica, o “seria”: è che non la conoscono, e s'impara ad amare quello che si conosce. E non è vero che amano soltanto i pezzi svelti, ballabili e caciaroni. Se i pezzi sono belli, si commuovono anche con le ballad più tranquille.

Poi, certo, si può integrare anche con repertori diversi, o più moderni. E si può cominciare anche molto presto a proporre semplici forme di polifonia come il canone.
Insomma, il coro: consigliatissimo.
Io ci sono cresciuta! Dall'età... (adesso scatta la datazione al carbonio 14). 



domenica 12 novembre 2017

LE FIABE DAL RACCONTO ALLA SCENA



La casa ideale delle fiabe

Il teatro è un luogo in cui si entra in una realtà altra e si può rappresentare anche l’impossibile. Per questo è una casa ideale per le storie dell’immaginario, in particolare per le fiabe.

Mettere in scena un racconto di fantasia non è un’impresa difficilissima, anzi: c’è già un intreccio, una struttura, i personaggi e, spesso, ci sono già dei dialoghi.


Dal racconto al teatro

Il passaggio dal racconto al teatro impone subito la scelta tra discorso diretto e indiretto.

La figura del narratore risolve facilmente alcuni problemi: i salti di tempo e di luogo, gli scenari difficili da ricreare e le situazioni complesse da riproporre sul palcoscenico.
Naturalmente si può risolvere la messinscena di fiabe anche senza ricorrere al narratore.
Gli espedienti sono tanti: uno è affidare determinate parti narrative a personaggi inventati di sana pianta, che abbiano, appunto, una funzione narrativa indiretta.
Per esempio: in Cappuccetto Rosso, se è difficile rappresentare alcuni passaggi (il lupo che mangia la nonna e la bambina, il cacciatore che le fa uscire dalla pancia del lupo) si possono utilizzare fiori o alberi parlanti che, divenuti personaggi di commento, raccontino al pubblico le fasi non visualizzabili. Immaginiamo l'albero che racconta la scena vedendola dalla finestra: «Cappuccetto Rosso è vicina alla nonna, molto vicina... non è la nonna, è il lupo! E se la mangia!»
Il ricorso a personaggi, diciamo così, minori è molto frequente nei film d’animazione. Pensiamo a quelli famosissimi della Walt Disney: il granchio della Sirenetta, il candelabro de La Bella e la Bestia, i topolini di Cenerentola...


Improvvisazioni guidate

Si può anche scegliere di saltare la fase della riscrittura della fiaba in forma dialogica, basando la preparazione dello spettacolo sulle improvvisazioni guidate. È un lavoro molto interessante e arricchente, utilissimo sia per i bambini, sia per i grandi.
Il regista-animatore deve avere le idee piuttosto chiare per non disperdere inutilmente le energie.


L’identikit del personaggio
È importante, per una buona partenza, scegliere i partecipanti, gli attori adatti ai diversi ruoli fornendo loro le indicazioni necessarie per l’individuazione dei personaggi. Praticamente di ogni personaggio sdi dovrebbe fare un identikit:
le particolarità fisiche, gli atteggiamenti, il modo di parlare, i dati sul carattere.
Il lavoro individuale su ogni personaggio influirà moltissimo sul risultato generale, e questo migliorerà notevolmente il lavoro di gruppo.

E poi comunque vada... sarà un successo. 




domenica 5 novembre 2017

SVILUPPARE LA CREATIVITÀ

C’è ancora chi pensa che la creatività, la fantasia, l’immaginazione, servano soltanto a sognare, a fantasticare (che poi, ti pare poco?).
La creatività è una capacità umana fondamentale e nell’evolversi di quest’era tecnologica sarà sempre più importante.

Diceva Einstein: L'immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata. L'immaginazione circonda il mondo.
 

Non tutti hanno innato lo stesso talento creativo, ma questo si può stimolare e potenziare: quindi, aiutate i bambini a sviluppare la loro creatività.
Tra i tanti modi, vi suggerisco un semplice gioco: inventare una storia in gruppo.

Scegliete prima cinque elementi che possano essere presenti nella storia (personaggi, oggetti, luoghi…). 

Per esempio: sirena – bottiglia – albero – castello – tappeto. Cosa c’entrano? Boh, lo scopriremo solo vivendo.
Mettete queste parole su dei fogliettini ed estraetene uno per volta, creando anche una certa aspettativa.
Invitate i bambini a costruire, inventandola, una storia. «C’era una volta»: questo è un inizio che funziona sempre. Ovviamente la storia dovrà comprendere via via ognuno dei cinque elementi che verranno estratti. 
Tipo:
faro - tavolo – gatto – fetta di torta – festa di matrimonio 
cappello – treno – anello – dottore - libro

Per dare una spintarella alla fantasia, si può lasciare a disposizione uno scatolone, un baule pieno di oggetti, di indumenti, di foto, che potranno entrare nel racconto ed essere usati anche per drammatizzare i momenti di questa storia che sta nascendo.
(Voi nel frattempo prendete appunti per non perdere il filo).

Lasciate il tempo ai bambini di elaborare idee, ma stimolate un confronto e date qualche input se vedete che ci si trova in un momento di stallo.

Cosa ne verrà fuori? A volte storie bellissime, a volte buffe, a volte senza senso: e va bene così!
Alla fine, scrivete la storia appena sfornata e fatene un bel librone, e aggiungete anche i disegni.
 

Se avrete sempre quest’attenzione all’aspetto creativo, farete un grande regalo ai vostri bambini. Ricordate che è quello che ci distingue dalle macchine e diventerà una delle capacità più ricercate nel futuro. Soprattutto nel mondo del lavoro. 



domenica 29 ottobre 2017

INSEGNARE UN CANTO AI BAMBINI


Come insegnare un canto ai bambini?
Senza entrare nello specifico dell'educazione musicale, che richiederebbe un discorso più complesso e articolato, vi do un suggerimento ispirato al sistema del musicista e pedagogista ungherese Zoltan Kodàly.
 
È importante che il brano sia adatto all'età dei bambini, (è un'ovvietà, ma è sempre bene ribadire).

1. Per prima cosa, raccontate una storia attinente alle parole della canzone. (È probabile che dobbiate inventarvela). Più la storia colpisce i bambini – e colpisce anche il loro vissuto –, più avranno facilità a imparare e ricordare. In pratica, bisogna creare un'EMOZIONE.

2. Poi: cantate il brano per intero, senza accompagnamento strumentale, solo voce. Usate una mano aperta, che vorrà dire: ora canto io, voi ascoltate, e con l'altra mano date in modo semplice il tempo.

3. Adesso tocca ai bambini. Cantate voi un primo frammento di canzoncina, tenendo la mano aperta. Quando abbasserete la mano, continuando a tenere il tempo, invitate i bambini subito a ripetere quel pezzetto.
Attenzione all'estensione e alla tonalità. In questo le donne sono più facilitate perché hanno una tessitura più vicina a quella dei bambini. Le note per loro non devono essere né troppo basse, né troppo alte. Potreste darvi la nota con un diapason o uno strumento: di solito si va sul sicuro stando come limiti tra il la basso e il do alto.

4. Fate la stessa cosa con la frase musicale seguente.

5. Poi attaccate le due frasi musicali e fatele ripetere insieme. E così via, si procede in modo graduale, aggiungendo pezzetti come in un puzzle.
Quando avranno imparato e vorrete farli cantare tutti insieme, ricordate di dare sempre la nota iniziale (per esempio cantando le prime note) e di segnare il tempo.

Il discorso cambia se si tratta di altri generi di canzoni, ad esempio quelle più moderne che richiedono proprio l'accompagnamento o la base musicale. E cambia se non ve la sentite di cantare voi. A quel punto, lettore tracce, e ascoltare, ascoltare insieme. Ma prima raccontate sempre la storia della canzone, che sia vera o inventata, di fantasia o d'attualità. Legherà quella canzone a un'emozione e sarà più facile ricordarla. 




domenica 22 ottobre 2017

GIOCHI PER LA COORDINAZIONE MOTORIA

Quando in una scuola non possiamo contare sul supporto di specialisti esterni per organizzare un laboratorio teatrale con i bambini, come possiamo fare per non perdere la grande opportunità formativa di quest’attività? Possono organizzare qualcosa anche gli educatori e gli insegnanti?
Sì. E per cominciare col piede giusto, proponiamo delle attività di coordinazione motoria. Perché in questo modo si sviluppa la capacità di muovere il corpo nello spazio e nel tempo. Cosa fondamentale.

Cominciamo dai piccolissimi.

1. Con loro è molto utile giocare con le filastrocche popolari che si legano al movimento. Per esempio GIRO GIRO TONDO. I bambini, durante il canto, devono girare in cerchio e alla frase finale: “Tutti giù per terra”, buttarsi giù. Altro girotondo famoso è OH CHE BEL CASTELLO (marcondirondirondello) e poi c’è anche la popolarissima DANZA DEL SERPENTE che viene giù dal monte, ecc. Inizia un bambino che alla fine chiede a quello di turno: Ma dimmi un po’, sei proprio tu quel pezzettin del mio codin? Sì! E il nuovo bambino mette le mani sulle spalle dell’altro e fanno una specie di trenino (la coda del serpente appunto).

Ogni regione ha i suoi giochi popolari, valorizzateli.
Alla fine dell'attività gratificate sempre i bambini (basta anche un applauso)

2. Andando un po’ più su con l’età c’è un altro gioco famoso: TUTTI GIÙ TUTTI SU. L’insegnante dà i comandi facendo al tempo stesso anche i movimenti… per poi fare anche i trabocchetti che stimolano la prontezza di riflessi. Tutti giù. Tutti giù. Grasse risate.

3. VIA STOP! È un esercizio in cui bambini dovranno muoversi liberamente, in ordine sparso, a partire dal «Via!» dell’insegnante, il quale continuerà a dettare la loro velocità di movimento con un tamburello. Li farà muovere più piano, poi leggermente più forte, poi velocemente, poi molto più veloce. Al comando improvviso «Stop!», sottolineato da un colpo secco di tamburello, tutti dovranno fermarsi immediatamente nel punto e nella posizione in cui si trovano. Sarà di nuovo il «Via!» dell’insegnante a far ripartire il gioco.

4. Altro esercizio interessante è IL PAVIMENTO SCOTTA. Si invitano tutti a camminare in circolo nella stessa direzione. Già questo sarà un impegno non facile, perché per mantenere il cerchio ognuno dovrà assumere una velocità costante, in base a quella degli altri, e una costante distanza dal centro, per mantenere il cerchio. Solo dopo che si sarà acquisita una certa regolarità nel camminare in tondo, l’insegnante potrà cominciare a dare dei comandi: «Il pavimento comincia a riscaldarsi... Il pavimento è caldo... ... È molto caldo!... Il pavimento scotta!». I bambini dovranno reagire alle sollecitazioni immaginando che la temperatura si alzi sotto i loro piedi. Prenderanno allora a saltellare, a camminare più velocemente, a correre affannosamente... A questo punto l’insegnante comincerà il percorso contrario, facendo “raffreddare” lentamente il pavimento e riportando il cerchio all’andatura normale.

5. Poi consiglio l’uso dei cosiddetti BANS, cioè canzoni che abbiano nel testo le indicazioni di movimento da fare, e quindi hanno un collegamento diretto tra musica, ritmo e gesto. Esempi popolari: CI SON DUE COCCODRILLI, JACK È IN CUCINA CON TINA,LA MACCHINA DEL CAPO ha un buco nella gomma… li troverete su youtube con tanto di movimenti abbinati.

Ecco: questi appena descritti sono tutti giochi fattibili in ogni contesto e nello stesso tempo utilissimi per coordinare pensiero, gesti, ritmo, movimento. 


lunedì 16 ottobre 2017

FARE TEATRO NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA

Si può fare teatro con i bambini piccoli? Certo, anzi, il teatro è un istinto innato nei bambini. Ovviamente non parliamo di teatro in termini di dialoghi a memoria, testi, autori prove... ma in termini di GIOCO.
 

Un insegnante della scuola dell’infanzia quali attività di espressione può organizzare concretamente con i bambini della propria classe, rispettando questa dimensione ludica?

1. Intanto raccontare storie. Utilizzando le intonazioni della voce e le espressioni facciali per rendere più coinvolgente la narrazione.

2. Coinvolgere i bambini nella narrazione, favorire l’interazione, farli partecipare. Per esempio, invitandoli a eseguire suoni onomatopeici quando la storia li richiede (se non ci sono li potete mettere voi nella storia): versi di animali, sbadigli, starnuti, espressioni di sorpresa: ooohhh.

3. Incoraggiate i bambini a raccontare loro stessi la storia in modo drammatizzato, cioè interpretando i personaggi. Questo avverrà piuttosto spontaneamente se metterete a loro disposizione accessori e oggetti (mantelli, corone, cappelli, ecc). Anzi, tenete sempre a disposizione un baule (o uno scatolone) magico, che quando si aprirà, pieno di costumi e oggetti da mettere e scambiare, sarà il baule magico che darà inizio ogni volta a una nuova storia.

4. Favorite i giochi di ruolo. Immaginare di fare la spesa al mercato o andare al negozio è un classico.

5. Proponete i giochi imitativi. Per cominciare si può giocare imitando gli animali, che i bambini osservano volentieri sia dal vivo (quando è possibile), sia attraverso documentari e cartoni animati. Si può così invitarli prima in gruppo, poi individualmente, a imitare un gatto, una tigre, un canguro, una ranocchia, un passerotto, una scimmietta, un cagnolino, un serpente... non solo con i versi, ma riproducendo anche le andature e i comportamenti. Per coinvolgere ancora di più i partecipanti si può prendere esempio dal gioco dei mimi e invitarli, dividendoli in squadre, a indovinare l’animale rappresentato dagli esponenti della squadra avversaria.

Questo lavoro non va finalizzato alla preparazione di spettacoli, ma nella realtà capita, anche nella scuola dell’infanzia, di dover allestire delle piccole recite (come a Natale, o per il saggio di fine anno). Se non si possono evitare (o magari se ai bambini stessi fa piacere), si può cominciare la preparazione per tempo (ce ne vuole molto, mesi prima) e trovare soluzioni alternative al classico copione da mettere in scena. E magari utilizzare quello che è scaturito dalle improvvisazioni stesse dei bambini, valorizzando così la loro creatività. L’importante è che tutto rimanga sempre, rigorosamente, categoricamente… un gioco. 



domenica 8 ottobre 2017

5 ALTERNATIVE ALLA RECITA A MEMORIA


Quando si parla di fare teatro con i bambini nella scuola, s'intende un percorso formativo di laboratorio non finalizzato principalmente a creare futuri attori, ma a fornire strumenti di espressione-comunicazione preziosissimi per la crescita globale.
Capita però di affrontare anche il discorso spettacolo-esibizione. La fatidica recita di Natale, per esempio, o il saggio di fine anno.

Mettere su uno spettacolo basandosi su un copione con battute da imparare a memoria è decisamente impegnativo, soprattutto se il tempo per prepararsi è troppo poco, se non si possono prevedere molte prove o se i bambini sono troppo piccoli. Che si fa allora?
Ecco cinque alternative alla classica recita a memoria.

1. La lettura scenica, dove l'insegnante legge una storia e i bambini partecipano con le azioni, con qualche piccolo dialogo o battuta, con semplici coreografie su musica. Con i loro costumini magari, con oggetti, luci, commenti sonori sarà tutto più bello. È la soluzione ideale per coinvolgere i piccoli della scuola dell'infanzia.

2. La lettura scenica fatta interamente dai bambini (quelli un po' più grandi, che sanno già ovviamente leggere), che può alternare le parti lette a piccoli inserti recitati, a scenette e movimenti coreografici.

3. Uno spettacolo che preveda anche parti registrate. Qui ci vuole l'aiuto della tecnologia, in particolare un computer con un programma per registrare la voce e fare un semplice missaggio. Sono strumenti alla portata di tutti, molti li sanno utilizzare (o conoscono qualcuno che li possa aiutare). Si tratta di distribuire intelligentemente un copione dedicando alcune parti alle voci registrate, e altre con parti a memoria. Se ben fatto, il risultato può essere molto suggestivo. Si alleggerisce l'impegno della memoria e il rischio di scene mute. Ma attenzione: i bambini non dovranno muovere le labbra in playback sulle registrazioni! Non vi venga nemmeno in mente. Durante le parti registrate, si possono inscenare le azioni o movimenti coreografici, immaginare scene simboliche. Questa forma di rappresentazione mista, registrata e dal vivo, richiede un po' d'esperienza di regia e di gusto per la messinscena.

4. Concerto di canti intervallati da letture o piccole scenette. L'impegno di memoria e prove è limitato e quindi non richiede tempi lunghissimi di preparazione. Discorso a parte per l'aspetto musicale, che dipende dal livello dei bambini: se fanno regolarmente educazione musicale, se sono abituati già a cantare e se hanno già un repertorio di riferimento. È una forma di rappresentazione molto utilizzata: per chi si sente più ferrato in musica, è sicuramente una buona soluzione.

5. Per i veri tecnologici: invece dello spettacolo dal vivo, realizzate un video. Potreste riprendere i momenti di lavoro, di attività, le improvvisazioni, i racconti dei bambini. Potete fare le riprese anche con smartphone o tablet (alcuni hanno buonissime videocamere). Naturalmente questo richiede un minimo di montaggio, e con gli appositi programmi, al computer, non è così difficile farlo. Attenzione: per le norme di sicurezza e di privacy il video con i bambini richiede le autorizzazioni scritte dei genitori. Non dimenticatelo.

6. No, erano cinque, abbiamo finito.
Beh, se intanto avete trovato l'idea che fa per voi, buon lavoro! Se manterrete sempre come priorità le esigenze dei bambini e condurrete correttamente le attività, anche lo spettacolo potrà diventare un'occasione di crescita, di valorizzazione e di gratificazione. 


domenica 1 ottobre 2017

5 COSE DA NON FARE IN UNA MESSINSCENA CON I BAMBINI



Parliamo di spettacoli con i bambini realizzati a scuola e in altri ambiti di socializzazione (dall'età della scuola primaria in poi) e curati da educatori e insegnanti non necessariamente preparati in materia. Cosa NON fare?

1. Evitate di scegliere una perfomance al di sopra delle possibilità del gruppo di bambini (e delle vostre, come registi). La riuscita di uno spettacolo dipende da molti fattori, anche dalle situazioni, dai mezzi e dal tempo a disposizione. Meglio una proposta semplice, ma dignitosa, magari alternativa alla classica messinscena con i dialoghi a memoria. Prendete in considerazione anche altre forme, letture sceniche o un ibrido tra lettura e recitazione, o altro. Scegliete l’idea più semplice e fattibile e cercate di realizzarla al meglio. La semplicità premia.

2. Potendo scegliere, non utilizzate come luogo dello spettacolo uno spazio sovradimensionato. Se non avete così tanti bambini e nemmeno un pubblico non così numeroso, meglio uno spazio raccolto: altrimenti il rischio è che tutto si sminuisca. Gli spazi più grandi richiedono anche maggiori attrezzature per le luci e l’audio. Siate raccolti, si sentirà meglio la voce, si vedranno meglio i piccoli attori e ci sarà maggiore attenzione.

3. Non trascurate azioni, movimenti in scena, entrate e uscite dei personaggi. Il teatro non è solo parola, potrebbe essere fatto anche senza parlare. Si nota spesso una totale mancanza di attenzione ai movimenti. Prevedete gli spostamenti e le posizioni, segnate con lo scotch sul pavimento le postazioni stabilite (i punti principali in cui i bambini devono fermarsi). Fate poi in modo che non s’impallino (cioè non si coprano tra di loro, devono essere sempre visibili tutti dal pubblico).

4. Se usate un’amplificazione, cercate di non usare il microfono unidirezionale, il cosiddetto gelato, facendolo passare di mano in mano. Uccide l'attenzione, disintegra la concentrazione, massacra la magia di qualsiasi momento. Preferite piuttosto dei panoramici ben piazzati. Sono omnidirezionali e hanno un raggio più ampio di azione, quindi non c'è bisogno che stiano attaccati alla bocca.

5. Non spendete cifre astronomiche per costumi sontuosi e scenografie: con creatività, con le idee, si possono realizzare costumi bellissimi, essenziali e poco costosi, possibilmente concepiti tutti con un criterio omogeneo, per dare unitarietà allo spettacolo. Così per le scene. Se proprio avete qualche soldino da spendere, procuratevi qualche attrezzatura in più per l'audio e per le luci, dato che spesso c'è carenza di questo materiale.

Infine: il teatro per i bambini è un gioco. E gioco deve rimanere. Uno spettacolo non dev’essere per loro un peso, uno strazio. E nemmeno per i genitori che li vanno a vedere!





SCRIVERE UNO SPETTACOLO PER I BAMBINI. DIECI CONSIGLI PER INIZIARE

Chi fa l'insegnante, l'educatore, l'animatore e lavora quindi con i bambini si sarà trovato, almeno una volta nella vita – ma spesso di più – ad affrontare l'esigenza, o il desiderio, di allestire uno spettacolo, una recita (a Natale per esempio, o a fine anno scolastico). La situazione ottimale è affidarsi a esperti che sappiano guidare i bambini in un percorso teatrale che sia anche formativo. Il teatro è una splendida occasione di crescita e varrebbe proprio la pena sfruttare tutte le sue possibilità. Non sempre però si può disporre di figure esterne specializzate in materia, e quindi non resta che optare per il fai da te. A cominciare dal testo da mettere in scena.

Ecco dieci punti da tenere in considerazione per affrontare la fase della scrittura.

1. Partite da una storia, che abbia un trama riconoscibile, un inizio, uno sviluppo e una fine. Può essere una storia inventata da voi, o già esistente (per esempio potete attingere dalle fiabe o dalle leggende popolari). Una storia ovviamente alla portata dell'età dei vostri bambini.

2. Raccontate la storia ai bambini, osservate le loro reazioni, iniziate a farli partecipare.

3. Chiedete ai bambini di drammatizzare la storia, facendo fare loro i personaggi a rotazione, per vedere che frasi, parole e azioni useranno. E prendete appunti.
 

4. Stesura del copione. Ovviamente il copione non serve per i bambini piccoli, che ancora non leggono: non possono avere dialoghi da imparare a memoria, per loro l'approccio con il teatro sarà diverso, specifico, prevalentemente ludico. Nello scrivere il copione considerate quanti bambini avete e prevedete un numero di personaggi che offra visibilità a tutti. Come? Prendete esempio dai cartoni della Disney: rendete importanti i personaggi che magari in una storia sono minori. Se non ci sono, inventateli. Prendiamo Cappuccetto Rosso: non ha senso far recitare quattro Cappuccetti Rossi e cinque lupi. Fate parlare gli alberi del bosco, i fiori, gli animali. Possono interagire con i protagonisti, fare da narratori, da commentatori. E diventare personaggi molto divertenti e di spicco.
 

5. Non infilate tirate moralistiche e pappardelle didattiche nei dialoghi. Il significato e il messaggio dello spettacolo deve venire fuori dallo spettacolo stesso: altrimenti vuol dire che non è scritto bene.

6. Dovendo prevedere diversi luoghi in cui si svolge la vostra storia, tenete presente, già dalla stesura, che non avrete a disposizione il palco girevole del Sistina, né Dante Ferretti per le scenografie. Se volete una principessa che si affaccia dalla torre in cima alla montagna dovrete essere capaci, in sede di allestimento, di evocarlo con i mezzi che avete. Di solito con una scena neutra e dei praticabili (pedane, piani rialzati ecc.), si può immaginare tutto. È la magia del teatro. Non è però facilissimo pensare una soluzione se non avete l'esperienza sufficiente, quindi semplificate il più possibile i cambi di ambientazione.

7. Vietato mettere nei dialoghi parole tipo “stupido”, “cretino”, eccetera. Mi è capitato di leggere parecchie volte copioni scritti da insegnanti – addirittura da catechisti – con un linguaggio di questo tipo. So bene che nella vita di tutti i giorni si usa e magari fa ridere. Ma no. No, no!

8. Quando finite di scrivere il vostro copione, leggetelo a voce alta. Se ci sono intoppi nelle parole, frasi difficili, lungaggini, espressioni poco naturali, ve ne accorgerete facilmente e potrete fare le dovute correzioni.

9. Prima di iniziare le prove organizzate con i bambini delle letture a tavolino. Questo vi aiuterà a definire le parti da assegnare insieme a loro, testare la scorrevolezza del testo, i ritmi, e la durata. Ricordate che la recita è bella quando dura poco.

10. Se non avete una buona idea per una storia o una preferenza su quella da scegliere, se non avete tempo, o voglia, o pazienza per scrivere un copione fai da te, prendetene uno già scritto. Occhio però, dovrete comunque adattarlo. Buon lavoro! 




venerdì 24 marzo 2017

Gocciolina gocciolina

Il ciclo dell'acqua in un minuto, sette quartine e semplici rime baciate.




Gocciolina gocciolina
nata in cima a una collina
da una limpida sorgente
scende a valle sorridente.

Nel ruscello spumeggiante
corre l’acqua trasparente
fino al lago silenzioso
viaggia senza mai riposo.

Gocciolina gocciolina
da quel lago una mattina
va nel fiume allegramente
inseguendo la corrente.


Poi dal fiume nel viaggiare

va a finire giù nel mare
fino a quando col calore
si trasforma nel vapore.


Gocciolina gocciolina
come lieve nebbiolina
su nel cielo sale sale
nelle nuvole rimane.

Dalle nuvole un bel giorno
come pioggia fa ritorno,
sulla terra una mattina
cade un’altra gocciolina.

Tra le rocce scende in fondo
ma ritornerà nel mondo
da una fonte cristallina:
bentornata gocciolina! 


martedì 21 marzo 2017

ACQUA BENE COMUNE



Il 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell'Acqua: per ricordarci ogni anno che l'acqua è un bene prezioso e progressivamente diventa più scarso. E viene inquinato senza pietà. 

Quanto ne siamo realmente consapevoli? 
In alcune zone del pianeta si consumano già conflitti per il controllo delle risorse idriche, e nel futuro quest’elemento è destinato a divenire sempre più strategico e preminente persino rispetto all’attuale interesse per il controllo del petrolio.
Ancora troppi negazionisti pensano che non ci sia questo rischio e sorridono quando si parla di desertificazione e di tracollo ambientale. Sarebbe bello: gli studi più seri però ci dicono il contrario. E quindi c'è poco da stare allegri.

Il World Water Day nell'edizione del 2017 punta l'attenzione soprattutto sul problema delle acque reflue da ridurre, depurare e riutilizzare, basandosi su uno degli obiettivi sostenibili dell'Onu: «migliorare entro il 2030 la qualità dell'acqua eliminando le discariche, riducendo l'inquinamento e il rilascio di prodotti chimici e scorie pericolose, dimezzando la quantità di acque reflue non trattate e aumentando il riciclaggio e il reimpiego sicuro a livello globale». L'intento principale è rendere accessibile l'acqua potabile a più popolazioni possibili.
  
Cosa può fare ognuno di noi?
Nel nostro piccolo, nella vita di tutti i giorni, possiamo almeno adottare semplici comportamenti che contribuiscano a ridurre i consumi idrici e l'inquinamento. Per esempio:

Preferiamo la doccia al bagno: permette di consumare meno acqua. Usiamo con parsimonia shampoo e saponi e possibilmente scegliamo quelli meno inquinanti.

Quando ci laviamo le mani e i denti, non lasciamo sempre aperto il rubinetto, ma facciamo scorrere l’acqua solo quando serve.

È preferibile usare lavatrici e lavastoviglie quando sono a pieno carico: ciò permette di risparmiare grandi quantità di acqua.  
Possiamo annaffiare le piante del nostro terrazzo anche con l'acqua utilizzata per lavare la frutta e la verdura.  
Non gettiamo nello scarico del lavandino o nel WC oli e grassi di cucina. Un litro di olio può inquinare un milione di litri di acqua.
Usiamo detersivi biologicamente degradabili, mantenendo comunque il dosaggio il più basso possibile.

Non usiamo il WC come pattumiera, gettando rifiuti solidi o sostanze tossiche. Questi creano problemi alla rete fognaria, andando ad aumentare i costi della depurazione.

Non gettiamo alcun tipo di rifiuto (bottiglie, vasetti, ecc.) nei mari, nei fiumi, nei laghi, sulle spiagge: non sono discariche!
 
Il valore dell'acqua e i bambini
Chi lavora nel campo educativo ha la responsabilità di sensibilizzare i bambini a un approccio nuovo nei confronti dell'ambiente: non più di sfruttamento delle risorse, ma di rispetto e salvaguardia. Con l'assoluta convinzione che dalla salute e dalla sopravvivenza dell'ambiente dipendano anche la salute e la sopravvivenza dell'uomo.

Le modalità con cui i più piccoli recepiscono più facilmente stimoli e messaggi sono quelle che si inseriscono nel loro vissuto e nel loro immaginario, intervenendo anche a livello emotivo.

Qui di seguito, i link riportano a pagine con filastrocche, storielle e leggende sul tema dell'acqua, da poter utilizzare a scuola e a casa.


Gocciolina gocciolina
Dalla sorgente, al cielo, al mare: i
l ciclo dell'acqua in rime e strofe.


Filastrocca dell'acqua 
Dov'è l'acqua? Dove c'è la vita, lei non può mancare...

Il lamento dell'acqua
 
Un'antica leggenda palestinese: un sultano, il suo visir e l'acqua che bollendo canta e piange nel pentolone.
Una ninfa innamorata, un grande dolore e la nascita di una famosa sorgente.

Indovinelli sull'acqua
 
Tutti in rima, quanto facili saranno? Quanti sono i bambini che indovineranno?


Per chi invece lavora con i più grandini, ecco una storia che parla di acqua, d'ambiente e anche d'amore e coraggio: Ondina, un tesoro in una nuvola, spettacolo teatrale e musicale da mettere in scena con i ragazzi (opera vincitrice del Premio Nazionale Gianfranco Merli per l'Ambiente 2009).

Pandemia: se lo spettacolo dal vivo non si può fare

«È stato molto bello ed alternativo realizzare a distanza la recita di fine anno. Con questa esperienza ho imparato molte cose, “non bisogna...