sabato 26 settembre 2020

Pandemia: se lo spettacolo dal vivo non si può fare


«È stato molto bello ed alternativo realizzare a distanza la recita di fine anno. Con questa esperienza ho imparato molte cose, “non bisogna arrendersi” ai primi ostacoli, ma continuare a testa alta, di certo stato sarebbe stato bello realizzarla dal vivo, ma questa è stata un’esperienza che non potrò mai dimenticare».

Sono le parole di Giuseppe, uno degli alunni di quinta primaria dell’Istituto Comprensivo Manzoni-Poli di Molfetta. La loro insegnante di musica, Damiana Spaccavento, ha convertito lo spettacolo musicale “Il viaggio del piccolo principe”*, che avrebbe dovuto presentare con i ragazzi in palcoscenico, in un video fatto a distanza, ognuno da casa sua. Impresa non facile, ma – come dimostra il prodotto finale, che ho visto – non impossibile, e anche con risultati degni di nota.

Chi mi conosce sa che non sono una fautrice delle recite a ogni costo: ho troppo rispetto del “fare teatro” in senso artistico e formativo. Spesso si organizza la recita per accontentare i genitori dei bambini, interessati soprattutto a scattare foto e riprendere i figli col telefonino. A volte gli insegnanti sentono il bisogno di mostrare concretamente alle famiglie il lavoro che si fa a scuola, mentre molto del lavoro non è visualizzabile, quantificabile, misurabile: è dentro i bambini, è il loro crescere, scoprire, maturare, conoscere meglio sé stessi e gli altri.
Solo quando lo spettacolo teatrale (di Natale, o di fine anno), è frutto di un percorso, di un laboratorio, di un progetto che mette in campo tante diverse capacità e le fa evolvere, e le valorizza, allora quest’attività ha anche una valenza formativa.

Il distanziamento sociale imposto dal covid-19 ha spinto molti a sperimentare la realizzazione di un video: un modo diverso di raccontare una storia rispetto allo spettacolo dal vivo. Con altre regole e altri accorgimenti. Con l’aiuto della tecnologia, che ci permette di realizzare prodotti un tempo riservati solo a professionisti e con strumentazioni molto costose. E anche, da quello che posso percepire dal racconto di questo esempio di Molfetta e di alcune altre esperienze, con l’entusiasmo e la curiosità per qualcosa di nuovo che permette di mettersi alla prova e di comunicare agli altri il proprio impegno.

«La cosa divertente di questa esperienza per me è stata la realizzazione dei miei video: la maestra mi forniva una base che io dovevo ascoltare nell’auricolare, poi preparavo con cura gli abiti e la pettinatura e infine, mentre mi riprendevano, registravo diversi video prima di realizzare quello giusto», scrive Francesca. Certo, perché il modo di procedere nell’impostare un video (tanto più se i singoli interpreti sono ognuno a casa sua), presuppone una pianificazione molto attenta, seguita poi da un adeguato montaggio. Nel caso dei ragazzi di Molfetta, c'erano anche delle canzoni da cantare tutti in sincrono e quindi il compito di assemblaggio finale è stato particolarmente delicato.

La pandemia ha colpito un elemento fondamentale dell’attività teatrale: la relazione, la socializzazione, il lavoro di gruppo. Il distanziamento purtroppo ci nega di lavorare in sicurezza fianco a fianco, vicini. Appena possibile, recupereremo. Ma nel frattempo, ben vengano gli esperimenti, le soluzioni alternative, le novità. E di tutto questo, nulla andrà sprecato.

Ce lo racconta bene Flavia: «Questo è il mio ultimo anno di scuola elementare e per me questa recita era come un punto d’arrivo che avrebbe fatto terminare la scuola in festa; all’inizio pensavo che avrei dovuto rinunciare a tutto ma ora, a pochi giorni dalla fine della scuola, la mia meta è sempre la stessa e sono sicura che anche se non vivremo la recita insieme fisicamente, vederla, anche se da uno schermo, sarà bello allo stesso modo, anzi sarà ancora più bello perché potremo pensare che nonostante tutto siamo arrivati tutti insieme al risultato finale».

Beh, applausi!



* "Il viaggio del piccolo principe", di Daniela Cologgi e Vittorio Giannelli, editore Paoline


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