domenica 28 ottobre 2018

BULLISMO IN SCENA

Il bullismo è certamente – e purtroppo – un tema di grande attualità. Nella scuola, oltre che in famiglia, è diventato necessario educare i bambini e i ragazzi alle basilari regole di convivenza civile, al rispetto degli altri e a come reagire quando si è vittime di soprusi più o meno aggressivi.

È un tema educativo con cui adesso mi misuro anch'io attraverso il teatro, con la proposta LA CIURMA DEI BULLI, edita da Paoline, che sarà a febbraio in libreria (in tempo, quindi, per essere eventualmente adottata negli spettacoli di fine anno a scuola).

I bulli si sentono forti – di solito agiscono "in branco" –, si sentono fighi e vincenti. Bene: i pirati di questa ciurma non solo non vinceranno, ma verranno letteralmente messi ko (senza l'uso di violenza e di armi) da un'adorabile e indifesa signora "agée (una "vecchia", come la chiamano loro). E sarà la vittoria dell'intelligenza sulla prepotenza, della gentilezza sull'arroganza. I pirati bulli qui non fanno una gran bella figura... diciamo che, ehm, fanno proprio la figura dei fessi... ma avranno modo di riscattarsi. E il finale è anche la dimostrazione che l'unione fa la forza, perché l'anziana e fragile contessa di Roccasusina, Wilma Gentilotti Bon, potrà contare sull'aiuto di un gruppo di innocui fantasmi che... no, non posso dire di più altrimenti è spoiler!

Il copione c'è già ed è basato su uno stile agile e divertente, giocando sui personaggi: dal capitano Gambaciospa alla "piratessa" Unghiamarcia, dalla contessa Wilma, ai fantasmi Blando, Lodovilla e compagnia bella. Anzi, compagnia morta. L'intreccio si snoda intorno a un fantomatico tesoro e a una terribile maledizione. Importante: ho inserito tra i pirati anche le ragazze (le chiamo con licenza narrativa "piratesse", perché non c'è la corrispettiva parola sul dizionario per il femminile). Il fenomeno del bullismo è ormai molto diffuso senza distinzioni di sesso.

Le canzoni sono in lavorazione: il compositore è l'impegnatissimo Vittorio Giannelli, che dovrà subire atti di bullismo da parte mia, tipo fiato sul collo e telefonate minatorie per finire il lavoro nei tempi previsti. 

LA CIURMA DEI BULLI sarà in libreria a febbraio 2019. Come sempre, saranno disponibili il fascicolo con il copione, i testi e gli spartiti delle canzoni (oltre a indicazioni per la messa in scena, e il CD con le canzoni e le basi musicali. In digitale, quindi scaricabili dal sito paoline, oltre a questi stessi materiali citati (copione, testi, canzoni, basi) ci saranno anche le basi coro, quelle, cioè, in cui le parti corali sono cantate, mentre rimangono strumentali quelle dei solisti.

Quindi... accattatevillo! (Wanna Marchi, esci da questo corpo!).
A parte gli scherzi, se dovete allestire uno spettacolo nella scuola primaria (l'età orientativa di riferimento è 6-11 anni), tenete a mente quest'idea. Tema importante, storia e dialoghi divertenti, canzoni belle e coinvolgenti, resa scenica assicurata (specie se si seguono tutti i suggerimenti). E poi – si spera, è il mio primo obiettivo – coinvolgimento dei bambini. Il teatro per loro è – e deve essere sempre – un meraviglioso, piacevole gioco.






martedì 18 settembre 2018

IMPROVVISAZIONI D'AUTUNNO

Photo by Scott Webb from Pexels
Con l'inizio del nuovo anno scolastico, proviamo da subito a creare un laboratorio teatrale con i nostri bambini. Lo ripeterò all'infinito: a scuola non si dovrebbe pensare al teatro solo in vista delle recite natalizie o di fine anno, ma come un lavoro lungo e continuo, come uno spazio e un tempo i cui tutti possano esprimersi secondo la propria personalità, e affinare ed esercitare le proprie capacità comunicative e motorie. Possiamo cominciare da semplici improvvisazioni guidate (che non necessitano di alcuna attrezzatura tecnica), finalizzate a esercitare in particolare l'espressività corporea, la coordinazione del movimento, il ritmo. 

Piove non piove 

Ecco un gioco di gestualità e improvvisazione guidata, che propone ai bambini di mimare le reazioni a diverse situazioni meteorologiche.
S'invitano tutti a disporsi in ordine sparso in un ambiente abbastanza ampio e si chiede d'immaginare di essere in un grande prato. L'insegnante lancerà a voce alta, e con partecipazione, delle suggestioni: 

Insegnante: Oggi è una bella giornata di sole, che caldo! Ma che caldo! Improvvisamente: guardate lassù! Guardate! Stanno arrivando dei nuvoloni neri! Mmhh... E l'aria diventa più fresca... poi sempre di più... Che freddo fa ora! Ma... che succede... una goccia... due... sta piovendo! Un temporale, che paura! Al riparo, presto!!! Dove possiamo andare adesso? 

I bambini potranno reagire e intervenire anche con commenti e suggerimenti, sempre rimanendo dentro il gioco di questa situazione. Eventualmente si può mettere a loro disposizione un contenitore con oggetti e indumenti (sciarpe, ombrelli, telefono...). In più, l’insegnante può contribuire a far visualizzare le immagini usando anche suoni registrati o creati con oggetti. 

Le foglie morte 

Questa improvvisazione valorizza in particolare la gestualità corporea. Potrebbe efficacemente essere organizzata fornendo ai bambini delle grandi foglie ritagliate dal cartoncino, da tenere in entrambe le mani. Come sempre, l’insegnante dovrà interpretare i “comandi” in modo coinvolgente, incoraggiando così gli allievi a immedesimarsi nella situazione evocata. Per esempio:

Insegnante: Siamo le foglie degli alberi. In un giorno d'autunno, colorate di giallo o di rosso, ci stacchiamo dal ramo e dolcemente ci posiamo sulla terra. A volte però, un vento dispettoso ci fa volare via, ci fa girare intorno, prima lentamente... poi velocemente... sempre di più! Ci rincorriamo nell'aria fresca e umida con i nostri colori e tutte insieme facciamo una danza. Volteggiamo, giriam giriamo... prima siamo tutte vicine... poi lontane... Qualche volta salutiamo le nuvole che corrono alte nel cielo sopra di noi. E vediamo andare via le rondini, lontano lontano. E poi, quando il vento finisce di giocare con noi, scendiamo piano piano, dondolando, fino ad arrivare in terra, vicino alle radici dei nostri amati alberi. E qui, ci stendiamo per andare a dormire. 

Creare un personaggio e la sua maschera: il signor Autunno. 

Se volessimo creare un personaggio allegorico, per esempio l’Autunno, come potremmo immaginarlo in carne ed ossa? Quali le sue caratteristiche? E quale il suo vestito?
Si può ipotizzare un costume completamente di fantasia, costruito proprio sugli elementi della natura, oppure adattare un tipo di abbigliamento più consueto con dei rimandi alle caratteristiche del personaggio. 

Intanto partiamo dai colori: il rosso e il giallo delle foglie morte, il marrone dei rami che restano spogli, il grigio del cielo nebbioso... e quali accessori? Ombrello e galoches, per esempio. Una maschera solo facciale, invece, potrebbe essere realizzata in cartoncino, applicando intorno al tondo del viso foglie secche e rametti.

E se proprio abbiamo il chiodo fisso dello spettacolo di fine anno, possiamo utilizzare i risultati del lavoro delle improvvisazioni non solo sull'autunno, ma anche su tutte le altre stagioni, presentando al pubblico un'improvvisazione provata più volte (e quindi trasformata in una sorta di performance), sempre con l'intervento dell'insegnante e magari con l'arricchimento di semplici costumi e oggetti, possibilmente realizzati insieme ai bambini.

domenica 1 luglio 2018

LEGGERE IN CLASSE A VOCE ALTA


Appassionare i bambini alla lettura non è solo un'azione importante per il loro sviluppo cognitivo, il futuro bagaglio culturale, l'arricchimento del loro sapere. È fondamentale anche per lo sviluppo emotivo e affettivo, perché apre loro le porte dell'immaginazione, della fantasia, dei diversi mondi possibili.

Leggere un libro aiuta non solo a leggere un testo scritto, ma anche a leggere la realtà che ci circonda. La lettura ad alta voce, in classe, è un'ottima abitudine che allena comprensione, la memoria, la creatività. E sviluppare la creatività non significa solo saper scrivere favole: significa anche essere capaci di risolvere problemi, di inventare, di essere innovativi rispetto alle diverse situazioni della vita.


Ecco 5 consigli pratici per gli insegnanti su come affrontare con la lettura in classe.


1. I bambini, specie fino ai sette anni, imparano per imitazione. Se l'insegnante leggerà regolarmente, in classe, ad alta voce, saranno invogliati a fare altrettanto. Ovviamente la lettura dovrà essere coinvolgente, appassionata e mai annoiata: deve trasmettere il piacere di leggere e stimolare il piacere di ascoltare.

2. Creare una continuità: anche pochi minuti al giorno (per esempio 10, per poi gradualmente aumentare col tempo). L'importante è creare una quotidianità, un momento ricorrente, un rito piacevole

3. Cercare di leggere con “trasporto”, interpretando il più possibile le intenzioni dei personaggi, magari anche la voce, cambiando le intonazioni, rispettando pause e ritmi. Questo favorisce sia la comprensione della narrazione, sia il coinvolgimento nella storia.

4. Fare in modo che il libro sia scelto dai bambini stessi, proponendo diverse storie, ambientazioni e personaggi. Se ameranno quel libro, saranno invogliati a voler sentire la storia di nuovo e magari a voler leggere anche a casa.

5. Valorizzare eventuali interventi: domande, commenti, pareri.

Trasmettere il piacere per la lettura si può. Si deve. Per la crescita personale e per l'evoluzione culturale della società.
E quanto ce n'è bisogno!

lunedì 2 aprile 2018

IMPROVVISAZIONI DI PRIMAVERA



Il laboratorio teatrale sul tema delle stagioni, basato sull’osservazione della natura, sulle sue manifestazioni e sui cambiamenti, prosegue.
Siamo così arrivati alla primavera: invitiamo i nostri bambini a guardarsi intorno, a cogliere e mimare attraverso il proprio corpo quello che accade a piante, fiori, animali e a loro stessi, quando finisce l’inverno e ritornano il sole e i colori.

Il primo giorno di primavera


La primavera è la stagione legata alla rinascita. Dopo il riposo e il freddo dell’inverno, la natura si risveglia, ritrovando il primo tepore del sole. Il paesaggio cambia nell’aspetto e nei colori, e dal grigio, dal bianco, dall’austerità degli alberi spogli, si passa ai colori pastello dei primi fiori, dell’erba nuova, dei germogli. Nel nostro esercizio di drammatizzazione con i bambini, possiamo evidenziare in particolare proprio l’elemento del risveglio e giocare ad antropomorfizzare i vari elementi della natura. Come sempre, l’insegnante proporrà delle situazioni ai bambini, dopo averli invitati a immaginare e mimare le scene suggerite.

Insegnante
(Sbadiglia) Aaaahhhhhuuu… che sonnolenza… stamattina mi piacerebbe tanto starmene a letto… eppure è già tardi! Sarà questo teporino… non lo sentite anche voi bambini? Fa decisamente meno freddo, non è vero? E poi… (guarda fuori dalla finestra)… c’è il sole, e le giornate si sono decisamente allungate. Uh! (Guarda in alto fuori e indica col dito, seguendo una traiettoria) Guardate un po’! Volano in alto nel cielo e tornano da un lungo viaggio. Sapete cosa sono? (Aspetta che i bambini rispondano). Già! Giusto! Sono proprio le rondini. Allora questo vuol dire che è arrivata la nuova stagione, che è arrivata… (aspetta che siano i bambini a dirlo). Sì, la primavera! Siete contenti? E mentre noi ci sentiamo forse un po’ assonnati, tutta la natura si risveglia, dagli animali ai fiorellini. Immaginiamo un fiore che finalmente spunta dalla terra, apre piano piano i suoi petali e si prepara a ricevere i raggi del sole… Ecco lì una margherita… poi un tulipano… e tanti fiorellini sul ramo del ciliegio... E non dimentichiamo gli animali! Gli orsetti, per esempio. Vi ricordate? Erano andati in letargo durante l’inverno, ed ora ecco che si svegliano anche loro (invita i bambini a mimare il risveglio degli orsetti, con sbadigli e stiramenti). E indovinate un po’, dopo tutto il tempo che hanno passato a dormire, cosa vogliono adesso? La pappaaaaa!!! (Se è ora di merenda si può approfittare per fare merenda tutti insieme).

giovedì 22 febbraio 2018

PEPPINA LA LAMPADINA



C'era una volta una lampadina da 40 watt. Si chiamava Peppina ed era attaccata al soffitto nel centro di una cantina. Da tanti anni svolgeva il suo lavoro con serietà e competenza, illuminando, quelle poche volte in cui veniva accesa, l'angusto locale. Era lì da sempre, da quando era uscita un giorno dal negozio di ferramenta, dentro la grande borsa a tracolla di una strana ragazza magra, con i capelli lunghi e lisci.

Peppina non conosceva il mondo di fuori, se non attraverso i racconti degli oggetti che ogni tanto finivano laggiù.

Ramona la poltrona, per esempio, sospirava ogni mezz'ora, rievocando i bei momenti in cui un essere chiamato nonno stava seduto su di lei e leggeva delle cose molto gradevoli chiamate favole a due piccoli esseri rumorosi chiamati bambini.

Ernesto il cesto di vimini raccontava che Federica, la ragazza magra coi capelli lunghi e lisci, una volta gli aveva messo un cuscinetto imbottito all'interno e per un bel po' di tempo era diventato la cuccia di Zorro, il gatto nero. «Ah! – sospirava Ernesto – uno dei periodi più belli della mia vita».

Tutti avevano avuto una vita avventurosa nel mondo di fuori, tranne Peppina: lei aveva conosciuto solo la cantina. Però non si lamentava: negli anni aveva visto anche tanti oggetti andare via da lì, ammassati dentro anonimi scatoloni di cartone, senza una spiegazione, disorientati, spaventati. Nessuno sapeva che fine avrebbero fatto, ma si vociferava che quella, per loro, sarebbe stata proprio... la fine!

Un giorno di primavera la porta della cantina si aprì: era Federica, la ragazza magra coi capelli lunghi e lisci. Contrariamente al solito, invece di pigiare l'interruttore della luce, accese una torcia. Salì sulla scala, si avvicinò a Peppina e la svitò. «Ti sostituisco con una lampadina a basso consumo, amica mia». “Grazie per avermelo detto – pensò Peppina – ma ora cosa farò? Finirò dentro un anonimo scatolone? Che ne sarà di me?”.
 Triste e impaurita, forse ormai rassegnata a chissà quale brutta fine, si ritrovò, come tanto tempo prima, dentro la borsa a tracolla della ragazza, al buio, in mezzo a un pacchetto di fazzoletti di carta, una forbice, un portafogli, una borsetta per il trucco, un rotolino di nastro, un golfino piegato, un astuccio, un'agenda e un telefonino.

Presto Peppina finì su un tavolo di legno, in una stanza piena di sole. Il sole: ne aveva sentito parlare. Era davvero la lampada più potente, più grande, più luminosa del mondo. Che luce! E che piacevole calore!

«Peppina! Anche tu qui! Che bella sorpresa!» era Ernesto, il cesto. Sembrava diverso da solito, più bello: pieno di nastri colorati, pezzi di stoffa, scatole di perline, boccette di colori.

A un certo punto Federica afferrò delicatamente la lampadina per la base: «Amica mia, ora ti cambierò completamente il look, spero ti piaccia». A Peppina intanto piaceva questo fatto che la ragazza le diceva sempre prima cosa stava per fare. In quanto a questo nuk, buk, luk... boh, chissà cosa voleva dire. Poi, «ihihih, uhuhuh, ahahah», fu tutto un ridere con quei pennelli che le facevano il solletico avanti e indietro per la liscia superficie. Federica la guardava e sorrideva soddisfatta: «Davvero un bel lavoro, sono stata brava, sì sì».
«Ho sentito dire che si chiama riciclo creativo», sussurrò a un certo punto Ernesto.

Un improvviso colpo di vento fece aprire il vetro della finestra e per un attimo Peppina vide la sua immagine riflessa: sembrava una signorina come Federica, ma con i capelli corti e un bel ciuffo sulla fronte, il rossetto sulla bocca a forma di cuore e un piccolo foulard intorno al collo.
Insomma, la ragazza si divertiva a dipingere le faccette sulle lampadine usate. Era brava, ne aveva collezionate un bel po'.
Così Peppina venne collocata nella camera di Federica, su un comò, davanti a una lampadina tonda biondina e vicino a un bel tipo coi baffetti.
«Piacere, Gino lampadino».
«Piacere, Peppina».
Lui si accese subito di entusiasmo: «Sei bellissima».

Questa è la storia di una lampadina da 40 watt di nome Peppina, che per tanti anni era stata appesa al soffitto di una cantina. E quando sembrò che tutto per lei stesse per finire, Peppina non si spense, ma si riempì d'amore e divenne più bella e più splendente di prima.

(Disegni di Massimo Boresti)


giovedì 15 febbraio 2018

GIOCARE CON LE IMPROVVISAZIONI

Tra i vari esercizi che si possono adottare durante i laboratori teatrali, l'improvvisazione è uno dei più efficaci e divertenti. 
Si tratta di assegnare ai partecipanti dei personaggi da interpretare, o situazioni da sviluppare, oppure un canovaccio, e lasciarli liberi di procedere spontaneamente inventando storie e azioni sul tema dato. Senza, quindi, seguire un copione.

L'improvvisazione può essere singola, oppure con due o più attori, oppure coinvolgendo tutto il gruppo contemporaneamente (e quest'ultimo caso si presta molto bene per un laboratorio teatrale nella scuola con bambini e ragazzi).
 
A cosa serve l'improvvisazione teatrale?

Per i bambini e i ragazzi è un ottimo strumento di crescita, di sviluppo e rafforzamento della personalità.
Proprio perché le azioni e le reazioni sono spontanee, viene facilmente evidenziato il carattere di ognuno. Se c'è per esempio da guadare un fiume, il ragazzo più riflessivo e timoroso ci metterà un bel po' prima di avventurarsi fino all'altra sponda; quello prudente piano piano cercherà di capire la profondità dell'acqua e la solidità dei sassi sui cui poggiare i piedi, ma poi arriverà dall'altra parte; quello più sbrigativo non si farà molti problemi e passerà velocemente.
Sarà interessante per il coordinatore scoprire tutti questi aspetti, e lo sarà altrettanto per i partecipanti, che impareranno così a conoscere meglio se stessi, potranno acquisire fiducia, sicurezza, capacità di comunicare e a interagire con gli altri.
L'improvvisazione può prevedere sia parola che azione, ma anche solo azioni, senza parlare, usando solo il corpo e il movimento.
 
Le situazioni da lanciare possono essere le più disparate: dal gruppo di amici rimasti chiusi in un rifugio durante una tempesta di neve, a quelli bloccati in un ascensore... oppure: attraversare un ponte pericolante o, se si tratta di bambini piccoli, ambientazioni più semplici, quotidiane e guidate via via dall'insegnante, in modo che abbiano in continuazione degli input per proseguire quello che, come sempre ribadisco, specie per i bambini, dev'essere un bellissimo GIOCO. 



sabato 13 gennaio 2018

IMPROVVISAZIONI D'INVERNO




Non dovremmo pensare al teatro a scuola solo in vista delle recite natalizie o di fine anno, ma come un lavoro lungo e continuo, come uno spazio e un tempo i cui tutti possano esprimersi secondo la propria personalità.

Possiamo cominciare da semplici improvvisazioni guidate (che non necessitano di alcuna attrezzatura tecnica), adatte alla scuola dell'infanzia e finalizzate a esercitare in particolare l'espressività corporea, la coordinazione del movimento, il ritmo. Ecco per esempio delle improvvisazioni a tema che prendono spunto dall’inverno, in modo da stimolare l’espressività corporea e facciale insieme all’acquisizione di contenuti relativi alla stagione in corso. È necessario disporre di uno spazio libero, abbastanza ampio da accogliere tutti i partecipanti e permettere loro di muoversi liberamente. Questo tipo di esercitazioni non solo preparerà i bambini a eventuali esibizioni nell’ambito di rappresentazioni teatrali, ma li aiuterà moltissimo nel gestire il proprio corpo nello spazio, a esprimere le emozioni, a comunicare e interagire con gli altri. 

È la nebbia!

Ecco un gioco di azioni e gestualità guidate. Invitando i bambini a immaginarsi in un ambiente completamente invaso dalla nebbia, si potrà giocare in particolare sul “vedere e non vedere”, “vedere lontano”, “vedere vicino” e sperimentare le reazioni del corpo nel cercare di ovviare all’affievolimento momentaneo di uno dei cinque sensi. Tutte le frasi che l’insegnante dirà, dovranno essere mimate e ulteriormente sviluppate. Naturalmente tra un suggerimento e l'altro bisogna dare il tempo ai bambini di improvvisare gesti, azioni, movimenti, espressioni. 

Stamattina i bambini del paese si sono alzati dal letto, si sono lavati il viso, le orecchie, i denti... si sono soffiati il naso con il fazzoletto... si sono pettinati con cura e poi si sono affacciati alla finestra. (Finge di aprire una finestra) Vediamo un po’... (Finge di affacciarsi e di guardare fuori) Ma... ooohhh, che strano! Non riescono a credere ai loro occhi! E infatti se li stropicciano ben bene diverse volte! Ma... cos’è? Non si vede niente da qui a lì! Che succede? Aaahhh, sì, io ho capito... e voi? È... la nebbia! La nebbia che come un velo copre ogni cosa e non ci fa vedere un granché. Bisogna stare attenti, perciò! Quando usciamo, attenti a dove mettiamo i piedi... camminiamo lentamente... potremmo andare a sbattere contro qualcuno! O contro un palo! Se dovesse succedere... ahi ahi che male! Allora facciamo tutti attenzione... procediamo con prudenza... mani avanti per capire se c’è un ostacolo davanti a noi. Ecco... un albero! Spostarsi! Non si vede ancora niente... attenzione ai sassi, si può scivolare! Dobbiamo svoltare l’angolo... conviene appoggiarsi al muro per non sbagliare... Oh, meno male, la nebbia si sta lentamente diradando... si vede sempre meglio, sempre più lontano... Oh, finalmente, la nebbia è andata via! Ecco là la scuola! Forza, andiamo!

Il tutto deve avvenire lentamente, assecondando reazioni, commenti, integrazioni dei bambini e possibilmente seguendo anche nuove soluzioni da loro suggerite.

domenica 7 gennaio 2018

ADATTARE UN TESTO TEATRALE

Quando si mette in scena uno spettacolo teatrale e il copione non è stato scritto appositamente per quel determinato gruppo o quella compagnia, c'è di solito la necessità di fare un adattamento: vuoi perché il numero degli attori – o dei bambini, per trattare il tema del teatro nella scuola – non corrisponde a quello dei personaggi, vuoi per andare incontro alle esigenze pratiche di chi allestisce (durata, grado di difficoltà, spazio scenico).
Come procedere?
 
Non c'è una formula valida per tutti, proprio perché un testo “si adatta” per rispondere a specifiche necessità, che sono diverse da caso a caso.
 
La maggior parte delle volte c'è da adattare il numero e il genere dei personaggi. 
Se nel testo sono di più rispetto ai partecipanti effettivi, la cosa più semplice da fare è studiare quali parti possono essere interpretate dallo stesso attore (le famose doppie parti, o parti multiple). Ovviamente bisogna verificare che quelle figure non siano contemporaneamente in scena (ma questo direi che è molto ovvio) e anche che ci sia il tempo di entrare e uscire ed eventualmente cambiare costume tra un cambio di personaggio e l'altro.

Capita anche di avere la necessità di cambiare i personaggi da maschili in femminili e viceversa. A volte non c'è problema, ma non sempre questo è possibile.
Se i personaggi previsti nel copione sono pochi, per aumentare il loro numero ci sono diversi espedienti. Si possono per esempio sdoppiare delle parti (questo è più facile negli spettacoli per bambini). Che so, se in uno spettacolo ci sono due fratellini, possono diventare tre distribuendo le battute. In alcuni casi questo però non è possibile (certo, le tre sorelle di Cechov non puoi farle diventare quattro).
Sconsiglio vivamente di affidare lo stesso personaggio a più attori che si avvicendano durante lo spettacolo: non ha molto senso e rischia di confondere il pubblico. È meglio aggiungere personaggi ex novo che possano magari essere tratti da didascalie, narrazioni, usando anche personificazioni di elementi naturali o fantastici (alberi, fiori, la notte, il sole ecc.). Ma anche qui, bisogna vedere il testo nello specifico.

Per la durata: se il copione è troppo lungo, con un po' di attenzione si possono accorciare o tagliare battute, sempre ovviamente facendo in modo che tutto fili lo stesso senza stravolgimenti. A questo proposito, è fondamentale avere una copia cartacea del testo su poter cui segnare i tagli, o lavorare su un file in computer (attenzione però a conservare sempre intatto l'originale).

La cosa importante è non snaturare l'opera originale, cercando di fare in modo che i ritocchi che permettono di utilizzarla siano meno pesanti e più invisibili possibile. I più bravi sanno sistemare i testi con tagli strategici e toccando poco. Invece a cambiare tutto – finale, significato, battute – sono bravi tutti: ma a quel punto... perché non te lo scrivi da solo? 



Pandemia: se lo spettacolo dal vivo non si può fare

«È stato molto bello ed alternativo realizzare a distanza la recita di fine anno. Con questa esperienza ho imparato molte cose, “non bisogna...